Il modo delle emozioni: il punto di vista delle neuroscienze

Agnese
Agnese

“Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi… emozioni…” cantava così Lucio Battisti.

Ma che cosa sono le emozioni? Siamo noi che le controlliamo o sono loro che controllano noi?

Se partiamo dal significato del termine emozioni la parola entra nel vocabolario italiano nei primi anni del Settecento come adattamento della parola francese émotion, derivante dal latino emotio (smuovere, commuovere). Si dovrà aspettare il 1935 per trovare la definizione di emozione come “Emozione, si dice, ma non bene, per moto, movimento, commozione e più specialmente in senso morale.”

Tuttavia, bisognerà aspettare la fine deli anni Settanta, con la diffusione del concetto a livello di massa,  per arrivare alla definizione delle emozioni come “stato complesso di sentimenti che si traducono in cambiamenti fisici e psicologici che influenzano il pensiero ed il comportamento.”  

E’ indubbio che le emozioni esercitano una forza incredibile sul comportamento umano causando azioni che normalmente non si eseguirebbero: ma per capire come questo avvenga dobbiamo riferirci alle neuroscienze attraverso lo studio dei meccanismi fisici che regolano il funzionamento del cervello e del sistema nervoso centrale.

Vediamo come: Le Doux ha scoperto che i meccanismi di ricezione degli stimolti emotivi sono controllati da due percorsi separati nel cervello:

Il modello di LeDoux, le due vie nervose attraverso le quali gli stimoli generano delle reazioni emotive

circuito ledoux

 

Lo stimolo emotivo raggiunge l’amigdala da percorsi diretti dal talamo (via bassa) e da percorsi che vanno dal talamo alla corteccia dell’amigdala (via alta).

L’amigdala è una struttura centrale per le emozioni, è una sorta di sentinella che esamina molto rapidamente ma in modo approssimativo tutti i segnali che percepiamo. Nel corso del processo di “scannerizzazione” l’amigdala si pone costantemente la domanda “C’è qualcosa che non mi piace in quanto sta accadendo? Qualcosa che mi fa paura?” Se la risposta è affermativa, l’amigdala reagisce istantaneamente, invaindo un messaggio al corpo e al cervello in modo che vi sia una reazione in funzione della conclusione della sua analisi preliminare.

La strada talamo-amigdala è più breve, il sistema di trasmissione è velocissimo ma incorre in errori di valutazione perché non sfruttando l’eleborazione corticale invia all’amigdala solo una rappresentazione rozza dello stimolo.

Il secondo è più lento, ma più preciso. Entrambi concorrono a fornirci la soluzione migliore. Il primo ci permette di agire rapidamente e con il corpo a segnali di pericolo, ma può essere attivato da falsi allarmi, In parallelo, il secondo valuta la situazione, decide se vi è pericolo reale, blocca la reazione di paura iniziata dal primo percorso.

Vediamo un esempio: stiamo camminando in campagna e improvvisamente vediamo una forma sinuosa sul terreno (non è chiaro se si tratti di un ramo o di un pericoloso serpente). I nostri occhi captano l’immagine e, attraverso il nervo ottico, la inviano al talamo sensorio. Questo trasmette a sua volta l’informazone visiva alla corteccia cerebrale affinche possa analizzare ogni dettaglio e, nel frattempo, invia all’amigdala qualche frammento grossolano delle informazioni visive. La trasmissione, rapida ma grezza, permette al cervello di preparare l’organismo ad una pronta reazione di fronte ad un potenziale pericolo. Durante la seconda tappa l’amigdala è in stato di allerta (potrebbe trattarsi di un serpente), alcune informazioni più eleborate vengono inoltrate alla corteccia visiva dove vengono trattate in profondità. A questo punto le informazioni sono interpretate in modo corretto: si tratta di un serpente o di un semplice ramo di legno? Se la corteccia visiva constata che si tratta di un serpente, invia un comando supplementare all’amigdala in modo da confermare la percezione iniziale e massimizzare la reazione emotiva di paura e il comportamento adattivo di fuga.

Ma allora perché alcune reazioni emotive non sono coerenti con la situazione reale?

To be continued…

 

Bibliografia:

Gallucci, F., Marketing emozionale e Neuroscienze, Milano, Egea, 2014, pp 67-71

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